L’ultima lettera dal fronte del fante Marco Angelini

Il mondo di un fante racchiuso in una lettera

Fra coloro che non sono tornati, perché inghiottiti dalla spaventosa voragine della Grande Guerra, c’è anche Marco Angelini. Era nato a Monteleone di Spoleto il 13 agosto 1881 da Pasquale e da Apollonia Rosati che, oltre a lui, avevano avuto Girolamo, Mariano, Giulio e Antonia.

La famiglia Angelini, originaria di Rescia, possedeva alcuni terreni e boschi compresi tra Ruscio, Monteleone di Spoleto e la stessa Rescia. Come per altri rusciari l’attività delle carbonaie era prevalente rispetto a quella agricola. Infatti, le scarne notizie rilevabili dal foglio matricolare, indicano Marco Angelini come carbonaio, in grado di leggere e scrivere e con una cicatrice sul collo.

Pur appartenendo al mondo agricolo, era dotato di discreta cultura (per l’epoca) e di capacità amministrative, tanto da essere soprannominato dai suoi contemporanei il ministro. Sposato nel 1907, aveva avuto quattro figli: Orlando nel 1908, Emilia nel 1911, Simone nel 1914 e Anna Maria, detta Nannina, nel 1917. L’entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio 1915, lo aveva colto intento, assieme ai suoi fratelli, nella cura degli interessi indivisi della famiglia. Il foglio matricolare di Marco segnala che era stato, in un primo momento, riformato dal servizio di leva per essere, poi, reintegrato, in seguito ad una ulteriore visita medica fatta a Spoleto, il 18 novembre 1916, nella classe di leva 1881, quale soldato di prima categoria. Pochi giorni dopo il Natale dello stesso anno, il 27 dicembre, venne chiamato alle armi per la mobilitazione generale. In quei giorni la situazione bellica risultava alquanto critica. Il crescente bisogno di rincalzi determinò la chiamata alle armi di tutti gli uomini disponibili. Crebbe, quindi, il numero di soldati con famiglia a carico; nel gennaio 1917 furono richiamati alle armi perfino i nati nel 1874; fanti contadini di quarant’anni con 5, 7, 10 figli. Marco ne aveva tre e una quarta in arrivo nata poi,  il 4 febbraio del 1917.

Dal foglio matricolare rileviamo, ancora, che fu incorporato, con il numero di matricola 6908, nel 2o plotone, della 7a Compagnia, del 2o Battaglione del 79o Reggimento di fanteria della Brigata Roma, e tale giunto il 19 gennaio 1917. Raggiunse il territorio dichiarato in stato di guerra il 2 aprile dello stesso anno. Meno di due mesi e mezzo di addestramento, sia alle armi sia all’idea della guerra.

Il fante Marco Angelini percepiva il salario previsto per i soldati: 50 centesimi al giorno; alle mogli lo Stato riconosceva un sussidio di 60 centesimi al giorno oltre ai 30 centesimi, per ciascuno dei figli minori di 12 anni. Il suo arrivo nel teatro delle operazioni, coincise con una ripresa delle attività belliche che avevano, invece, ristagnato tra il novembre del 1916 e l’aprile del 1917.

Nel mese di agosto, dopo un incoraggiante inizio, l’offensiva italiana fallì sull’intero fronte, tranne che per un limitato successo sull’altopiano della Bainsizza dove Marco perse la vita il 30 agosto 1917. Il foglio matricolare segnala laconicamente morto in combattimento mentre l’estratto del Registro degli Atti di Morte riferisce che mancò ai vivi nell’altopiano della Bainsizza a quota 778 a ora incerta.

Nella sua breve e sfortunata permanenza al fronte egli ebbe un continuo contatto epistolare con i suoi cari, come documentano le numerose lettere conservate dalla famiglia. L’esordio è sempre Grazie al buon Dio, sto bene e lo stesso voglio sperare di voi tutti con un frequente richiamo alla buona sorte che lo aveva, sin lì, assistito. Pochi i riferimenti ai timori, ai patimenti ed alle fatiche di soldato.

Il 26 maggio così scrisse alla famiglia: e ancora mi trovo in trincea. Sto in prima linea. Ma qui dove mi trovo adesso è meno pericoloso. Stanotte abbiamo combattuto e dove stavo era molto pericoloso e, davvero, i Santi mi hanno assistito. Spero che fra otto giorni, se il Signore ci guida, ci appartiene di andare un po’ indietro e spero che questi giorni passino subito e che prima che ritorno in questi posti verrà subito una santa pace. Questo io spero e, credete che io ho pensato sempre a voi.

Il desiderio si avvera il 13 luglio quando la Brigata riceve il cambio e si sposta nella zona di Schio per un periodo di riordinamento infatti, da qui scrive il 22 luglio: anche io, caro fratello, posso ringraziare Iddio perché è, come sapete siamo molto indietro a riposo. Dopo che ho passato i pericoli senza dillo, ora mi posso contentare; qui ci fanno iniezioni, molti bagni e fanno le istruzioni a piazza d’armi e lunghe marce. Presto di qui, dicono, che andremo via in un paese vicino a Vicenza. …Questo mi successe a Monte Maio, il 24 maggio, quando subimmo un forte attacco e fummo molto vicino ai nostri nemici: da una scheggia di bombarda ho avuto il fucile spezzato in mano e fui salvo… facemmo qualche prigioniero ma mantenemmo la nostra posizione. Anche il 19 maggio subimmo tre attacchi, quasi corpo a corpo, ma noi, sempre, avemmo mantenuta la nostra posizione. Santa Rita mi scampò, così spero per l’avvenire.

Ma il 15 agosto il reparto è di nuovo in linea per partecipare alla prevista imminente offensiva. Dal ponte di Plava prosegue per Leupa per operare contro le linee nemiche di quota 774 e 778 sull’altipiano della Bainsizza dove, fino al 1° settembre, si susseguiranno sanguinosi combattimenti, al termine dei quali il 79° fanteria, dopo asprissima lotta ed alterna vicenda, riesce a rafforzarsi in posizioni prossime agli obiettivi assegnati. Marco cade durante quei sanguinosi scontri all’età di 36 anni  L’ultima lettera scritta alla moglie ed ai fratelli è datata 27 agosto e risulta spedita lo stesso giorno della sua morte: 30 agosto 1917.

Gli ultimi suoi pensieri furono: Certo io non potrò scrivervi spesso, ma come posso, non dubitate, che lo farò perché non sono pigro a scrivere. Voi scrivete lo stesso. Poi rivolto alla moglie: Cara consorte state tranquilla che io mi fo coraggio. Sono orgoglioso che Orlando è stato promosso con boni voti e sono tanto contento che Annamaria chiama papà e mamma e ha messo due denti. Speriamo presto che questa guerra finisce così non mi sazierò di bacialla. Ricoprite di baci i nostri figli. Vi saluto di nuovo tutti, anche zii e parenti e chi domanda di me. Vi bacio Vostro Marco.

Non tornò ed i suoi resti sono forse custoditi nel sacrario di Oslavia tra quelli dei caduti senza nome.

marco angelini

Marco Angelini